Per “spalla congelata” (dall’inglese “frozen shoulder”), tecnicamente capsulite adesiva, si intende l’infiammazione del tessuto che costituisce il “giromanica” della spalla (come il giromanica di una camicia) e che è responsabile della nostra capacità di movimento:
Per motivi diversi, dalle patologie ormonali al diabete, dalle patologie della tiroide a traumi – anche banali, per esempio il cane che tira al guinzaglio, prendere la borsa dal sedile posteriore dell’auto –, la capsula può andare incontro a una forma infiammatoria che comporta, oltre al dolore, anche una progressiva rigidità con conseguente limitazione funzionale.
Durante la recente pandemia, inoltre, si è assistito a un incremento notevole dei casi: in parte per lo stress psicosomatico, in parte a causa degli stati infiammatori provocati dal Covid-19.
Spalla congelata: necessario un trattamento specifico
La capsulite adesiva è una patologia di spalla frequente ma spesso sottovalutata perché difficile da diagnosticare. La maggior parte delle volte, i pazienti non vengono adeguatamente inquadrati e fanno un percorso lungo e costoso che non porta ad alcun risultato o addirittura porta a un peggioramento. E purtroppo al termine di ciò gli viene proposto o una mobilizzazione forzata in esteso o un intervento.
Invece, grazie a un trattamento terapeutico specifico, definito “ soft treatment”, sotto la guida di ortopedici e fisioterapisti specializzati, nel giro di due-tre mesi è possibile ottenere un completo recupero.
Di “spalla congelata”, e di come trattarla, ha parlato il dottor Paolo Baudi in questa intervista realizzata da DossierSalute.com: